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Partito Socialista Siciliano (PSS)

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Nasce il Circolo socialista palermitano “Salvatore Carnevale”

Salvatore Carnevale, sindacalista socialista.

Un nutrito gruppo di socialisti si è dato convegno per discutere i problemi politici, sociali ed economici che la Sicilia sta vivendo. Interessante è stato il dibattito attraverso gli interventi, tra gli altri, dei compagni Ciccio Zizzo, Beppe Citarella, Ignazio Buttitta, Riccardo Gueci, Enzo Ognibene, Lino Buscemi, Ignazio Panzica, Ignazio Gattuso, Franco Gioia, Giovanni Attardi, Placido Rizzotto.
Hanno preso la parola anche i membri di segreteria, i compagni Antonio Matasso – che ha introdotto i lavori – ed Ignazio Coppola. Di alto livello politico, inoltre, è stato l’intervento di Ignazio Gattuso, che ha portato all’attenzione del Partito i problemi che i giovani siciliani vivono e che sono cagione di intensa e drammatica preoccupazione per il loro futuro.
Per la complessità dei temi affrontati e per un contributo politico all’indicazione delle articolate problematiche siciliane, si è ritenuto opportuno designare un comitato per lo studio e la stesura di un documento programmatico, che il Pss, dopo l’approvazione da parte della direzione regionale, farà proprio. Di detto comitato fanno parte i compagni: Riccardo Gueci (coordinatore), Lino Buscemi e Beppe Citarella.
A conclusione dei lavori, è stato costituito il Circolo socialista palermitano “Salvatore Carnevale” del PSS, alla cui presidenza è stato chiamato il compagno Franco Gioia, mnetre il compagno Giovanni Attardi svolgerà la funzione di responsabile organizzativo cittadino del Partito a Palermo.

Buona Pasqua dai socialisti siciliani

Buona Pasqua.

La segreteria regionale del Partito Socialista Siciliano augura a tutti i compagni una buona Pasqua.

Eletta la nuova segreteria del PSS

Manifesto elezioni europee 2014.

In data 10 aprile u.s., la direzione regionale del Partito Socialista Siciliano (PSS), riunitasi per un esame della situazione politica regionale, dopo un approfondimento delle tematiche all’ordine del giorno, non ha potuto non prendere atto che la crisi del governo regionale, presieduto dal Presidente Crocetta, si è inviluppata in una situazione stagnante per la forte conflittualità all’interno del Partito Democratico e per il mancato accordo con i partiti che dovrebbero fare parte della maggioranza. Di conseguenza, a pagarne lo scotto è l’economia siciliana, che non riesce, tra l’altro, a dare risposte alla elevata disoccupazione, soprattutto giovanile.
La direzione, inoltre, ha constatato che il ventilato patto federativo siciliano tra il gruppo socialista romano ed il Pd ha prodotto soltanto l’assenza di candidati socialisti alle prossime elezioni europee. In una prossima riunione, la direzione deciderà se e quale candidato appoggiare tra quelli di sinistra.
Proseguendo i lavori, l’organo regionale del Partito ha deciso di invitare i movimenti ed i circoli socialisti della regione, nonché gli autonomisti di sinistra, ad un meeting per dare vita ad una rete socialista siciliana. L’iniziativa dovrà concretizzarsi in tempi brevi.
Infine, la direzione ha proceduto ad eleggere la segreteria regionale, formata dal segretario politico Antonio Matasso, dal vice segretario Placido Rizzotto, dal responsabile per le relazioni esterne Ignazio Coppola (che si occuperà amche di stampa e propaganda) e dal responsabile per il programma Riccardo Gueci.
Il partito, utilizzando gli strumenti telematici, ma anche col cartaceo ove sarà possibile, riprenderà le pubblicazioni della testata giornalistica “Avanti! Sicilia”. Infine, la direzione ha approvato e fatto proprio il manifesto del PSE per le imminenti elezioni europee.

Riunione della direzione regionale

Socialdemocrazia europea.

Giovedi 10 aprile 2014 si riunirà la direzione regionale del PSS per un esame della situazione politica regionale e nazionale, nonchè per affrontare problemi strutturali ed organizzativi del Partito. I compagni sono invitati a partecipare.

Con lui un vero congresso del PSE

Una immagine di Bettino Craxi durante il congresso del Pse a Roma.

Con lui sarebbe stato un vero congresso del PSE!

Seminario del PSS sull’Autonomia

Decreto luogotenenziale con cui fu promulgato lo Statuto Siciliano.

Si è svolto lunedì 10 Febbraio a partire dalle ore 16,00 presso i locali della sede regionale della Cgil di via Ercole Bernabei 22 un seminario di studio del PSS sul tema “Attualità dell’Autonomia Siciliana e dello Statuto Regionale e riforma delle province e dei comuni”. Relatori dell’incontro, al quale, chiamati a dare il loro contributo, hanno preso parte esperti di diritto e rappresentati istituzionali, sono stati i docenti universitari delle facoltà di Economia e di Giurisprudenza professori Massimo Costa ed Andrea Piraino, insieme al presidente del del Cerdfos (Cgil) Giuseppe Citarrella. Presente anche Mimma Argurio della segreteria regionale della Cgil Sicilia. Sono intervenuti altresì i compagni Franco Gioia, Ignazio Coppola ed Antonio Matasso. Le riflessioni, le conclusioni e le proposte avanzate nel corso del seminario saranno poi oggetto di un convegno regionale appositamente promosso dal Partito Socialista Siciliano e che si terrà successivamente in sede e data da destinarsi.

Prima il lavoro: le priorità dei socialisti

Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo.

Riceviamo e pubblichiamo una nuova riflessione del compagno Gaetano Zingales, presidente del Circolo socialista “Monti Nebrodi” e componente del coordinamento regionale del Partito Socialista Siciliano, stavolta sui temi collegati al lavoro.

Passare dalla storia dei partiti alla società è il necessario filo conduttore del pragmatismo nella gestione politico-amministrativa dei pubblici organismi. La fase romantica appartiene alla vita che ha ispirato i partiti sin dalla loro nascita e durante la Prima repubblica. La Seconda ne ha cancellato in grande misura il loro modo di essere stati, ma con l’acqua sporca – come si suol dire – non bisogna buttare anche il bambino. Di quel periodo, occorre conservare i principi ispiratori ed i valori che essi esprimevano, che sono tutt’ora fondamentalmente alla base di un sano ragionamento di democrazia rappresentativa al servizio della gestione della “res pubblica”.
Ciò premesso, è di grande attualità quanto Sandro Pertini ebbe con forza ad affermare che “senza lavoro non c’è giustizia sociale”. Taluno intollerabile “status quo”, quindi, o le normative di arretramento sociale, posti in essere nel decorso ventennio, vanno eliminati attraverso una rinnovata legislazione più umana o, addirittura, ricorrendo alle dovute riforme. Che le forze progressiste devono affrontare perché il riformismo è una prerogativa del socialismo e, più in generale, della sinistra democratica.
Il principale obiettivo, da sempre ma oggi più che mai al primo posto dell’azione politica, è quello del lavoro. Che investe tutta la dimensione umana. Il ritorno che da esso viene non può privilegiare soltanto alcune classi o selezionate caste. La vita di ciascuno appartiene alla collettività e tutti devono “vivere”. Gli eventuali interessi di ceto e di censo devono essere subordinati ad una obiettiva conduzione politica della comunità; e non come è accaduto nella, così chiamata, seconda repubblica. Che ha creato una enorme sacca di povertà.
Il potere politico, che dovrebbe guardare alla giustizia sociale, viene prima di quello economico e finanziario, che, com’è noto, ha condizionato – e probabilmente continua ancora – la politica del Paese. Il quale è stato aggredito dalla crisi economica perché la finanza mondiale ebbe ad arretrare su posizioni di conservazione del proprio cartello, che si sono estese a macchia d’olio nella gran parte delle nazioni.
In Europa, i coinvolgimenti dell’Italia, e della Sicilia quindi, non possono essere quelli del sacrificio di una parte di esseri umani imposti dagli interessi economici della Germania.
Torno ad insistere, pertanto, sul tema del lavoro. La Sicilia, regione autonoma, può darsi un suo specifico programma aprendo ai soggetti imprenditoriali a “costo zero”. Cioè, attraverso apposite leggi regionali, sfrondando l’impalcatura normativa aggrovigliata, che demotiva nuove volontà imprenditoriali, frenate da pesi che ne impediscono il decollo. Mi riferisco agli ostacoli burocratici che bloccano “sine die” ogni rilascio di nulla osta, ma soprattutto alle voci di bilancio in uscita di ogni impresa che scoraggiano il soggetto disponibile ad investire.
Occorre, pertanto, che ciascuno faccia la sua parte; ma è soprattutto l’ente regionale che deve andare incontro alle nuove possibilità di lavoro correggendo le storture legali e rinunziando a ciò che, nell’esclusivo interesse economico dell’ente, frena le imprese. Bisogna aprire, di conseguenza, un tavolo di confronto che promuova l’incontro sul piano della concreta disponibilità ad offrire un”cantiere aperto” a chi, in questa regione crede e vuole investire per i suoi utili economici, si, ma anche per dare lavoro ai giovani. Imprenditori non soltanto siciliani ma anche di altre regioni o, addirittura, estere. Un “cantiere aperto”, in cui l’occhio attento ed oculato dell’industriale, dell’impresario in genere, veda un vantaggioso investimento per trarne i propri utili lasciando una parte di essi all’economia isolana. La quale, in gran parte, è rappresentata dalla forza- lavoro. In sintesi, da chi cerca la personale sussistenza lavorando nella propria terra.
È, questo, un tema irrinunciabile dei socialisti siciliani, convinti assertori del riformismo e della giustizia sociale. Principi irrinunciabili per sconfiggere le disuguaglianze e le povertà nel divenire quotidiano dei più deboli: i senza lavoro, coloro che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena. Vale a dire, la gente che soffre.

GAETANO ZINGALES

Sull’abolizione delle province regionali

Sull’abolizione delle province regionali.

Riceviamo e pubblichiamo una nuova riflessione sull’abolizione delle province del compagno Gaetano Zingales, presidente del Circolo socialista “Monti Nebrodi” e componente del coordinamento regionale del Partito Socialista Siciliano.

Lungi da me la pretesa di volere indicare un percorso, già irto di difficoltà costituzionali, parlamentari, giuridiche, amministrative ed economiche sulla riforma dell’ente intermedio dell’ordinamento regionale delle autonomie locali. Vuole semplicemente essere un contributo personale, il mio, una proposta dettata da trascorsa esperienza amministrativa e da attenta osservazione dei fatti e di tentativi di “riforme”, che attengono alla vita quotidiana, alla funzionalità dei servizi ma, soprattutto, al fattore umano ed a quello economico che incide sui bilanci del cittadino e delle famiglie.
L’art. 15 dello Statuto siciliano detta l’obbligo della istituzione del “libero consorzio dei Comuni” e non delle Province. Come muoversi, quindi, nell’intricata vicenda parlamentare che tenta una soluzione a siffatto dettato statutario? La questione economica di bilancio e di assegnazione delle risorse – i soldi si cercano e si trovano – viene dopo la definizione della nuova impalcatura dell’ente intermedio, che dovrà sostituire l’abolizione delle Province.
Ferma restando la previsione di istituzione delle tre grandi aree metropolitane di Palermo, Messina e Catania, cui demandare i compiti ed i servizi in assegnazione alle attuali province, questi ultimi, per i restanti centri urbani, potrebbero essere conferiti alle esistenti Unioni dei Comuni – il “piccolo” funziona meglio di una più vasta intelaiatura istituzionale – alle quali passerebbe l’onere di gestione dei servizi scolastici e dell’istruzione, dei lavori pubblici che inglobino la manutenzione delle strade, della gestione integrata dei rifiuti solidi urbani che non ripeta quella fallimentare degli Ato, del turismo nell’area comprensoriale, dell’agricoltura, della protezione civile, delle attività produttive, delle politiche sociali, dell’assistenza ai disabili, del commercio, della pianificazione interurbana ed urbana che preveda la eventuale conurbazione dei piccoli centri, il cui assetto specifico sarebbe da definire amministrativamente in loco.
Resta da definire l’aspetto più importante: quello che vede coinvolto in prima persona il fattore umano. Cioè, la gestione del personale in servizio – circa sei mila dipendenti – presso le strutture provinciali. Non è accettabile che si metta in ambasce quel lavoratore che si è costruita la propria vita intorno al suo posto di lavoro. Allo smantellamento delle province non può fare seguito il trasferimento (dove?) delle unità lavorative. Ritengo, pertanto, che questi lavoratori possano continuare a prestare la propria opera laddove attualmente svolgono il loro servizio attribuendo alla complessa struttura la gestione burocratica ed amministrativa delle città metropolitane e dell’Unione dei Comuni del rispettivo vigente riferimento territoriale. In pratica, “il contenente ed il contenuto” delle province regionali potrebbero essere trasformati in uffici (o dipartimenti) decentrati dell’Assessorato Regionale delle Autonomie locali.
Il tanto discusso, ma non secondario, fine della democrazia rappresentativa troverebbe la sua naturale collocazione nella gestione politica delle Unioni dei Comuni e delle città metropolitane, dove la presenza di cittadini eletti dalle rispettive comunità garantirebbe una maggiore aderenza con le esigenze locali ed un più puntuale intervento rispetto alla celerità dei bisogni e delle emergenze incombenti.
Assegnazioni di fondi, bilanci. funzionamento degli uffici sul piano amministrativo e della gestione finanziaria, rimborso spese dei rappresentanti politici ed eventuale appannaggio mensile per coloro che rivestono cariche esecutive negli organi in argomento rientrerebbero nelle problematiche collaterali, che vanno affrontate con obiettivo discernimento, avulso da dietrologie politiche.
Per concludere, è importante tenere conto di esperienze di assetto e di funzionalità dei vari enti ma avendo soprattutto presenti quelle che sono le esigenze quotidiane dei cittadini, del territorio, dei lavoratori; e non quelle dei politici di lungo corso.
“πάντα ῥεῖ” (tutto scorre) affermò Eraclito. Estendendo il concetto originario dell’aforisma filosofico, ancor oggi valido, possiamo riaffermare che non c’è niente di immutabile. Gli aspetti costituzionali, giuridici e, se è il caso, di apposite riforme, devono piegarsi alla mutazione delle esigenze temporali e degli eventi, in continua evoluzione dinamica. Immutabili sono i valori ed i principi fondanti che la Costituzione Italiana e lo Statuto Siciliano chiaramente contengono. Ma immutabile non è l’applicazione della relativa normativa che disciplina la gestione amministrativa, ed anche politica, della struttura regionale, la quale deve essere il più aderente possibile ai bisogni del popolo siciliano.

GAETANO ZINGALES

Auguri di Natale con i Fasci Siciliani

Auguri di Natale con i Fasci Siciliani per il PSS.

Giovedì 19 dicembre alle ore 17,00, presso la Sala della Lapidi di Palazzo delle Aquile (ingresso in Piazza Pretoria n°1), si terrà una breve rievocazione storica dei Fasci Siciliani dei Lavoratori, in occasione del centoventesimo anniversario, che i socialisti siciliani celebreranno anche nel corso del 2014. Interverranno Antonio Matasso, Ignazio Coppola, Dino Paternostro, Salvatore Tripo, Franco Gioia e Turi Lombardo. Alla fine dell’incontro, ci sarà il tradizione scambio di auguri dei socialisti siciliani, in vista delle festività. Vi invitiamo a non mancare.

Per una nuova grande forza socialista

Foto del congresso del PSE svoltosi a Porto nel 2006.

I socialisti siciliani del PSS intervengono nel dibattito congressuale del PSI e propongono un patto federativo tra le forze socialiste.

Pubblichiamo il testo della Mozione n°2 al Congresso socialista, che candida segretario Franco Bartolomei ed è sostenuta dal Partito Socialista Siciliano. Per scaricare il documento congressuale, è sufficiente cliccare sul relativo link. Allo stesso modo, è possibile leggere il documento integrativo predisposto dai socialisti siciliani, dal titolo “Per un partito regionalista e federale, per una classe dirigente nuova e dinamica”, cliccando qui.

 

Tipologia di adesione