I componenti della segreteria regionale (nella foto, il nostro compagno Ignazio Coppola insieme al segretario regionale di SEL, On. Massimo Fundarò) ed alcuni membri della direzione regionale del PSS hanno seguito i lavori delle due giornate di “SottoSopra, la Sicilia di domani”, dando un contributo ad alcuni tavoli tematici attraverso l’intervento del segretario regionale, Antonio Matasso.
Il Partito Socialista Siciliano sarà presente alle prossime iniziative in vista del traguardo finale: l’unione delle forze politiche di sinistra, su una piattaforma riformista e libertaria, come alternativa all’attuale governo regionale. “Avanti uniti” per un socialismo riformista ed in difesa dello Statuto di autonomia della Sicilia.
Questa la dichiarazione letta al termine della due giorni:
SOTTOSOPRA, INIZIA IL CAMMINO
La Sicilia in cui viviamo è segnata profondamente dalla crisi. La congiuntura economica caratterizzata dalle politiche di austerità che stanno piegando l’Europa si aggiungono qui ad una debolezza strutturale della nostra economia causata da anni di malgoverno delle classi dirigenti siciliane.
Se oggi volessimo descrivere la nostra Isola non potremmo che partire dalla fotografia di una infinita distesa di macerie: culturali, etiche, economiche, sociali e ambientali.
Risorse regionali, statali e comunitarie, anche ingenti, sono state inutilizzate o sprecate per alimentare un perverso circuito di affari e clientele invece che per una seria politica di investimenti che avrebbe potuto rilanciare la nostra economia.
Non vi è traccia infatti di un piano energetico fondato sulle energie rinnovabili, mentre si sceglie ancora una volta il miraggio delle risorse fossili e delle trivellazioni mettendo a rischio il territorio, l’ambiente e la salute dei cittadini. Pensiamo sia giunto il momento di chiudere la stagione dei petrolchimici e delle centrali a carbone e avviare un piano per la riconversione ecologica della nostra economia.
Nulla è stato fatto in questi anni per l’agricoltura, le infrastrutture, la scuola, la mobilità, i servizi.
Nel frattempo la Sicilia ha scalato tutte le classifiche nazionali: regione con il maggiore tasso di abbandono scolastico, prima per numero di giovani under 30 senza occupazione e senza formazione, prima per tasso di povertà assoluta e relativa, prima per donne inoccupate, prima per emigrazione.
I nostri atenei, di contro, occupano stabilmente gli ultimi posti nelle classifiche di qualità. Così come l’ultimo posto in classifica ricopriamo per la raccolta differenziata, per infrastrutture e investimenti, per interventi di contrasto al dissesto idrogeologico.
Ed è in questo contesto che la politica siciliana si è distinta per il trasformismo delle sue classi dirigenti. Tutti gli uomini infatti che hanno segnato le esperienze dei governi Cuffaro e Lombardo oggi sono uomini chiave dell’esperienza del governo Crocetta.
Abbiamo assistito a blocchi di potere che cambiavano volto, collocazione e forma ma non la sostanza. Uguali i burattinai dei grandi affari: rifiuti, energia, sanità, formazione professionale. Uguali i metodi per selezionare una burocrazia regionale accondiscendente. Uguali gli interessi.
Anche questa è la crisi siciliana: un finto e stantio dibattito in una scenografia fatta di capannoni industriali abbandonati e botteghe artigiane svuotate, siti museali chiusi e scuole fatiscenti, campi abbandonati e distese di rifiuti, colate di cemento abusivo sui litorali e centri storici nel degrado.
Sotto le ceneri però c’è ancora una Sicilia che non si è arresa e che non si rassegna e che ancora credere e conquistare il proprio futuro.
Uomini e donne che difendono il loro posto di lavoro, il proprio territorio, il diritto di vivere senza abbassare la testa davanti al potere e alla Mafia. Giovani impegnati in esperienze innovative di governo locale, ma posti ai margini della politica perché antepongono i diritti delle persone e la legalità alla cultura del favore.
Associazioni e comitati impegnati per difendere i beni comuni, l’acqua pubblica, la pace, il diritto alla salute, alla casa e all’istruzione, il diritto all’accoglienza dei migranti che giungono qui da terre lontane per fuggire da guerra e miseria, movimenti e realtà delle donne in lotta per affermare il diritto all’autodeterminazione e il valore della differenza di genere.
Loro sono il nostro riferimento principale per costruire una alternativa credibile e possibile al sistema di potere che ha governato e governa tutt’ora la Sicilia.
In ogni città, in ogni paese c’è un focolaio di resistenza, energie ed esperienze guardate dai palazzi del potere con indifferenza o con aperta ostilità. Sotto le ceneri c’è ancora la Sicilia migliore, quella che trova la forza per ribellarsi, la Sicilia che non ha occasioni di incontro e di confronto, la Sicilia che vorrebbe mettere tutto #sottosopra.
Da domani gli uomini e le donne che hanno partecipato a questa iniziativa e i soggetti politici e sociali che l’hanno promossa saranno impegnati ad attraversare la Sicilia di oggi per aprire un percorso comune che deve andare oltre i soggetti esistenti per costruire un nuovo soggetto politico per l’alternativa che possa candidarsi credibilmente e legittimamente a governare la Sicilia di domani. Sappiamo che non possiamo sottrarci alla responsabilità di restituire alla Sicilia ed ai siciliani la speranza di un futuro migliore, per noi e per chi verrà dopo di noi.