Partitu Sucialista Sicilianu | Sicilian Socialist Party | Parti Socialiste Sicilien

COSA OCCORRE ALLA NOSTRA SICILIA | PSS – Partito Socialista Siciliano
Partito Socialista Siciliano (PSS)

COSA OCCORRE ALLA NOSTRA SICILIA

Per i Socialisti siciliani non vi è alternativa se non quella che si deve effettuare una svolta politica riformista che dica di no all’impostazione rigorista dell‘ Europa e della Merkel.
La crisi economica e finanziaria che ha colpito il mondo occidentale, l’Europa, il nostro Paese si abbatte sulla nostra Regione con maggiore virulenza visti i mali atavici che caratterizzano la Sicilia, aggravando ancora di più le già preoccupanti condizioni di difficoltà e di disagio delle nostre popolazioni.
di Franco Gioia

Riprendersi dopo venti anni di malgoverno con le devastazioni in atto, è una impresa quasi impossibile, in quanto il nostro Paese sta vivendo una crisi nella crisi. Le misure economiche di rigore in nome dell’austerità allontanano la possibile ripresa, aggiungono altre iniquità, provocano ulteriore dissesto sociale, lasciando immutati i nodi strutturali che sono all’origine del declino dell’economia italiana. La conseguenza di tali scelte politiche di fatto sta generando una spirale recessiva talmente forte da far registrare in Italia la maggiore intensità della crisi tra i paesi dell’eurozona.
Per i Socialisti siciliani non vi è alternativa se non quella che si deve effettuare una svolta politica riformista che dica di no all’impostazione rigorista dell‘ Europa e della Merkel. Alle politiche finanziarie bisogna contrapporre politiche economiche di sviluppo, bisogna allentare il limite del 3% come tetto tra debito e Pil bisogna rendere flessibile il fiscal compact in grado di permettere all’ Italia di effettuare quella politica della crescita ricorrendo ad investimenti pubblici in settori trainanti come le infrastrutture , opere pubbliche la green economy, interventi mirati alla salvaguardia del territorio, alla valorizzazione delle risorse naturali (pensiamo all’agroalimentare all’energia alternativa al turismo ai beni culturali).
Forze autenticamente Riformiste e di Sinistra non possono tollerare oltre la politica fiscale che in questi anni è stata incentrata ad aggredire i redditi bassi di pensionati e lavoratori cosa che ha comportato una crescita esponenziale della soglia di povertà contraendo oltre ogni limite i consumi, con la tassazione sulle buste paga di oltre il 43%, con fortissimi tagli alla sanità a danno delle fasce più deboli, va rivista la stessa contro riforma della Fornero sulle pensioni. Una nuova impostazione di politica economica impone la riscoperta e l’attualità del pensiero economico di Keynes. Un nuovo modello di sviluppo deve fare perno sulla piena e buona occupazione, un piano straordinario per la creazione di nuovi posti di lavoro per i giovani e le donne rilanciando l’intervento pubblico.
Abbattere l’alto costo del lavoro provocato dall’alta tassazione ,aprire i cordoni delle banche alle aziende che soffrono di carenza di liquidità è un imperativo per permettere al sistema delle imprese di poter rimanere sul mercato. Un intervento straordinario di abbattimento delle procedure burocratiche è condizione obbligata per riprendere la strada dello sviluppo. Il PD come partito centrale del centrosinistra è chiamato a scelte di questa natura se vuole essere il Partito di riferimento del mondo del lavoro produttivo e di quella parte della società a cui sta a cuore lo sviluppo sociale e civile de nostro Paese. Un Partito che si richiami ai grandi Valori del Socialismo deve sempre avere come stella di riferimento nel suo percorso politico: i Diritti sociali dei Lavoratori e i Diritti Civili delle persone come è nella tradizione del Socialismo Italiano ed Europeo. Oggi il PD di Renzi va in tutt’altra direzione, la prova è data dalle politiche del Governo di frontale attacco al Sindacato e alle conquiste sociali e legislative che nel passato hanno segnato la crescita sia economica ,sociale e civile dell’Italia. Oggi resta più che mai aperta la questione sociale e della sua rappresentanza politica, siamo passati dalla diaspora socialista alla diaspora della sinistra, assistiamo al totale fallimento della classe dirigente ex comunista come forza di governo, Renzi è il prodotto finale di scelte suicide che portano il nome di Dalema, Veltroni, e compagni.
Il Presidente Crocetta dalle prime dichiarazioni ma anche dai primi atti ci aveva fatto ben sperare sulla svolta rispetto i suoi predecessori, si apriva per la nostra Regione una possibile stagione di cambiamento; oggi dire che siamo fortemente delusi è sinonimo che ancora pensiamo si possa recuperare sul piano della credibilità e perché non vogliamo rassegnarci che tutto è perduto.
Da mesi il Presidente Crocetta ci intrattiene sul balletto dei dirigenti e funzionari regionali, nel frattempo la Corte dei Conti bastona la Regione relativamente al mancato riaccertamento dei residui attivi, i disoccupati stanziano davanti la Presidenza in attesa di risposte che non arrivano, mentre le OOSS non vengono neppure ricevute e quando sono convocate il Presidente non si presenta,
La vicenda Muos e dell’acqua, della formazione, delle trivellazioni sono la cartina di tornasole della incapacità di mantenere fede agli impegni presi in campagna elettorale, la tendenza accentratrice nelle scelte politiche e la conseguente paralisi lo mettono in sintonia con il predecessore Lombardo. Il modo come si è gestita la recente crisi di governo e le conclusioni a cui si è pervenute ci fanno rimanere più che preoccupati sulla capacità di affrontare e portare a soluzioni le questioni che sono tutte irrisolte basta pensare alla vicenda della riforma delle province che ha del grottesco, peggio di quella di Del Rio. Per non parlare del fatto che ci troviamo di fronte ad una scelta di commissariamento della regione con la nomina dell’assessore al bilancio imposto da Roma,” come da Statuto”.
Non possiamo sottacere d’altronde il disfacimento politico ,culturale, programmatico del PD in Sicilia, ridottosi ad una babele di gruppi e sottogruppi, i cui esponenti pensano soltanto a rafforzare le proprie posizioni personali utilizzando i vecchi e collaudati sistemi clientelari di democristiana memoria, non curanti delle conseguenze etico morali e giudiziarie, in balia di delirio di onnipotenza.
La Sicilia, ci chiediamo, cosa di male ha fatto per meritare sempre classi dirigenti di così basso livello? Non si contano più ormai i casi di compromissione con la mafia e con pratiche affaristico- personali, tendenti all’arricchimento dei singoli e dei loro familiari.
La domanda che sorge spontanea è quella sul come si può avviare un processo virtuoso sul piano economico, civile , sociale e politico con una classe dirigente, il cui profilo comportamentale sul piano politico non si riesce più a distinguere tra destra e sinistra?
La crisi economica e finanziaria che ha colpito ll mondo occidentale, l’Europa, il nostro Pese si abbatte sulla nostra Regione con maggiore virulenza visti i mali atavici che caratterizzano la Sicilia, aggravando ancora le già preoccupanti condizioni di difficoltà e di disagio delle nostre popolazioni. Lo scontro in atto in Europa è tra quanti vogliono portare avanti una politica a vantaggio degli interessi delle banche e dei mercati finanziari, causando licenziamenti di massa, aumentando i livelli di povertà delle fasce più deboli della società, e quanti sostengono una politica di sviluppo, di occupazione, di difesa dello stato sociale, di difesa dei più deboli, ampliando la base produttiva e tagliando i privilegi delle varie caste. Le forze europee della conservazione che fanno riferimento al PPE da tempo portano un attacco alle zone deboli dell’unione che tendono a divenire sempre più deboli e marginali.
Il PSS si batterà e lotterà per fermare tale processo di marginalizzazione della Sicilia e di impoverimento delle sue popolazioni, mettendo in campo tutte le sue energie capaci di sensibilizzare le forze sane e produttive dell’isola per affermare con dignità un ruolo di centralità economica e politica in ambito italiano ed europeo, rilanciando la presenza strategica nel Mediterraneo, forte della sua Storia, delle sue tradizioni, delle sue ricchezze naturali paesaggistiche, del suo ingente patrimonio culturale essendo uno tra i più grandi bacini di beni culturali, in grado di produrre una inversione di tendenza dal punto di vista economico utilizzando in pieno lo Statuto Speciale Siciliano valorizzando la Autonomia Regionale non più come palla di piombo al piede bensì come grande opportunità di sviluppo e di crescita economica e sociale della nostra terra.
La Sicilia ha bisogno di una classe dirigente capace, colta, professionalmente preparata in grado di intestarsi una politica Riformista di reale cambiamento che coniughi efficienza, efficacia, legalità. In tutti questi anni si è sempre parlato del Mediterraneo come snodo strategico per i rapporti economici e commerciali tra i paesi rivieraschi, asiatici e il l’Europa ma al momento non si è mai riusciti a cogliere questa opportunità di sviluppo per la nostra regione ma rimane sempre una grande occasione che assolutamente bisogna non perdere.
Strumento importante in grado di promuovere sviluppo, crescita, occupazione qualificata, è rappresentato dai finanziamenti europei a condizione che vengano rivisti i criteri di utilizzo.
Una seria politica di investimenti non può avere come asse centrale di riferimento se non le grandi opere pubbliche per la realizzazione di una rete viaria interna che colleghi in modo veloce non solo le città ma anche l’interno dell’isola con la costa; occorre dotare la Regione di moderne strutture di stoccaggio delle merci, pensiamo agli interporti, i grandi mercati vanno monitorati e resi più trasparenti nel garantire il libero mercato in quanto sappiamo come questi siano oggi gestiti con criteri mafiosi e speculativi, a danno sia dei produttori che dei consumatori. Bisogna continuare una politica di valorizzazione dell’agroalimentare siciliano sul modello dei vini attraverso la penetrazione nei mercati del continente attraverso le apposite fiere incentivando le produzioni innovative di qualità sia in riferimento al prodotto fresco sia alla trasformazione rilanciando questa ultima dopo la chiusura per fallimento politico prima ancora che economico di aziende come la Sanderson o il pastificio Valle Platani, per fare solo degli esempi; non stiamo propugnando un nuova presenza pubblica nel settore ma progetti di investimento nell’industria alimentare adeguatamente sostenuti da politiche serie di incentivazione, superando l’attuale incapacità di spesa della regione dei fondi Europei.
La Sicilia è, come purtroppo sappiamo, una regione ad alto rischio sia dal punto di vista sismico che del dissesto territoriale. Una politica di prevenzione oggi non esiste; il settore della bonifica e della forestazione è visto come strumento assistenziale per garantire lavoro ai braccianti ed ai forestali, commettendo un grossolano errore perché non si calcolano mai i danni che questi lavoratori evitano con il loro lavoro al nostro territorio, alle popolazioni e alle casse della Regione: bisogna aggredire le storture a monte causate dalle scelte di bilancio che non sono mai in linea con i tempi della programmazione dei lavori, comunque bisogna dare vita a progetti sulla green come fattore di difesa e salvaguardia del territorio e occasione di nuova e qualificata occupazione.
Il Turismo oggi non è per niente un fattore di sviluppo economico della Regione. Primo perché le scelte degli operatori del settore sono vecchie ed improntate più alla speculazione sui prezzi praticati ai clienti, in parte giustificati dagli alti costi dei trasporti, che a scelte di qualità vedi itinerari turistici o proposte complete di utilizzo delle ricchezze paesaggistiche del territorio esaltando la storia della Sicilia attraverso la conoscenza del patrimonio artistico e culturale presente in tutti i centri significativi che rappresentano il nostro vissuto, insieme a ciò che la natura ci offre , il mare le nostre montagne con i loro borghi ecc. Bisogna rendere il turismo regionale competitivo e appetibile.
Pensiamo come socialisti siciliani che un programma di cambiamento per essere credibile debba essere accompagnato da una seria politica di bilancio, che oltre a tagliare gli sprechi, che deve essere un imperativo per tutti, sappia rimodulare la spesa abbattendo la spesa corrente che oggi è oltre l’80% aumentando la quota relativa agli investimenti. Da ciò nasce la convinzione che lo Statuto Speciale e la Autonomia devono essere una opportunità e non un limite quale oggi appare essere così si giustifica la battaglia sulla corretta applicazione dell’art.37 . Indispensabile a tal riguardo è la ripresa di un corretto rapporto tra Governo e Parti Sociali sapendo che la democrazia si regge attraverso il coinvolgimento alle scelte dei ceti produttivi e delle loro rappresentanze in quanto portatori di interessi reali dei lavoratori e del mondo delle imprese sia grandi che piccole, le quali ultime rappresentano un settore importante per la crescita dalla nostra Regione.


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