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Partito Socialista Siciliano (PSS)

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Sull’abolizione delle province regionali

Sull’abolizione delle province regionali.

Riceviamo e pubblichiamo una nuova riflessione sull’abolizione delle province del compagno Gaetano Zingales, presidente del Circolo socialista “Monti Nebrodi” e componente del coordinamento regionale del Partito Socialista Siciliano.

Lungi da me la pretesa di volere indicare un percorso, già irto di difficoltà costituzionali, parlamentari, giuridiche, amministrative ed economiche sulla riforma dell’ente intermedio dell’ordinamento regionale delle autonomie locali. Vuole semplicemente essere un contributo personale, il mio, una proposta dettata da trascorsa esperienza amministrativa e da attenta osservazione dei fatti e di tentativi di “riforme”, che attengono alla vita quotidiana, alla funzionalità dei servizi ma, soprattutto, al fattore umano ed a quello economico che incide sui bilanci del cittadino e delle famiglie.
L’art. 15 dello Statuto siciliano detta l’obbligo della istituzione del “libero consorzio dei Comuni” e non delle Province. Come muoversi, quindi, nell’intricata vicenda parlamentare che tenta una soluzione a siffatto dettato statutario? La questione economica di bilancio e di assegnazione delle risorse – i soldi si cercano e si trovano – viene dopo la definizione della nuova impalcatura dell’ente intermedio, che dovrà sostituire l’abolizione delle Province.
Ferma restando la previsione di istituzione delle tre grandi aree metropolitane di Palermo, Messina e Catania, cui demandare i compiti ed i servizi in assegnazione alle attuali province, questi ultimi, per i restanti centri urbani, potrebbero essere conferiti alle esistenti Unioni dei Comuni – il “piccolo” funziona meglio di una più vasta intelaiatura istituzionale – alle quali passerebbe l’onere di gestione dei servizi scolastici e dell’istruzione, dei lavori pubblici che inglobino la manutenzione delle strade, della gestione integrata dei rifiuti solidi urbani che non ripeta quella fallimentare degli Ato, del turismo nell’area comprensoriale, dell’agricoltura, della protezione civile, delle attività produttive, delle politiche sociali, dell’assistenza ai disabili, del commercio, della pianificazione interurbana ed urbana che preveda la eventuale conurbazione dei piccoli centri, il cui assetto specifico sarebbe da definire amministrativamente in loco.
Resta da definire l’aspetto più importante: quello che vede coinvolto in prima persona il fattore umano. Cioè, la gestione del personale in servizio – circa sei mila dipendenti – presso le strutture provinciali. Non è accettabile che si metta in ambasce quel lavoratore che si è costruita la propria vita intorno al suo posto di lavoro. Allo smantellamento delle province non può fare seguito il trasferimento (dove?) delle unità lavorative. Ritengo, pertanto, che questi lavoratori possano continuare a prestare la propria opera laddove attualmente svolgono il loro servizio attribuendo alla complessa struttura la gestione burocratica ed amministrativa delle città metropolitane e dell’Unione dei Comuni del rispettivo vigente riferimento territoriale. In pratica, “il contenente ed il contenuto” delle province regionali potrebbero essere trasformati in uffici (o dipartimenti) decentrati dell’Assessorato Regionale delle Autonomie locali.
Il tanto discusso, ma non secondario, fine della democrazia rappresentativa troverebbe la sua naturale collocazione nella gestione politica delle Unioni dei Comuni e delle città metropolitane, dove la presenza di cittadini eletti dalle rispettive comunità garantirebbe una maggiore aderenza con le esigenze locali ed un più puntuale intervento rispetto alla celerità dei bisogni e delle emergenze incombenti.
Assegnazioni di fondi, bilanci. funzionamento degli uffici sul piano amministrativo e della gestione finanziaria, rimborso spese dei rappresentanti politici ed eventuale appannaggio mensile per coloro che rivestono cariche esecutive negli organi in argomento rientrerebbero nelle problematiche collaterali, che vanno affrontate con obiettivo discernimento, avulso da dietrologie politiche.
Per concludere, è importante tenere conto di esperienze di assetto e di funzionalità dei vari enti ma avendo soprattutto presenti quelle che sono le esigenze quotidiane dei cittadini, del territorio, dei lavoratori; e non quelle dei politici di lungo corso.
“πάντα ῥεῖ” (tutto scorre) affermò Eraclito. Estendendo il concetto originario dell’aforisma filosofico, ancor oggi valido, possiamo riaffermare che non c’è niente di immutabile. Gli aspetti costituzionali, giuridici e, se è il caso, di apposite riforme, devono piegarsi alla mutazione delle esigenze temporali e degli eventi, in continua evoluzione dinamica. Immutabili sono i valori ed i principi fondanti che la Costituzione Italiana e lo Statuto Siciliano chiaramente contengono. Ma immutabile non è l’applicazione della relativa normativa che disciplina la gestione amministrativa, ed anche politica, della struttura regionale, la quale deve essere il più aderente possibile ai bisogni del popolo siciliano.

GAETANO ZINGALES

Auguri di Natale con i Fasci Siciliani

Auguri di Natale con i Fasci Siciliani per il PSS.

Giovedì 19 dicembre alle ore 17,00, presso la Sala della Lapidi di Palazzo delle Aquile (ingresso in Piazza Pretoria n°1), si terrà una breve rievocazione storica dei Fasci Siciliani dei Lavoratori, in occasione del centoventesimo anniversario, che i socialisti siciliani celebreranno anche nel corso del 2014. Interverranno Antonio Matasso, Ignazio Coppola, Dino Paternostro, Salvatore Tripo, Franco Gioia e Turi Lombardo. Alla fine dell’incontro, ci sarà il tradizione scambio di auguri dei socialisti siciliani, in vista delle festività. Vi invitiamo a non mancare.

Per una nuova grande forza socialista

Foto del congresso del PSE svoltosi a Porto nel 2006.

I socialisti siciliani del PSS intervengono nel dibattito congressuale del PSI e propongono un patto federativo tra le forze socialiste.

Pubblichiamo il testo della Mozione n°2 al Congresso socialista, che candida segretario Franco Bartolomei ed è sostenuta dal Partito Socialista Siciliano. Per scaricare il documento congressuale, è sufficiente cliccare sul relativo link. Allo stesso modo, è possibile leggere il documento integrativo predisposto dai socialisti siciliani, dal titolo “Per un partito regionalista e federale, per una classe dirigente nuova e dinamica”, cliccando qui.

Intervista a Gaetano Zingales

Intervista a Gaetano Zingales, componente del coordinamento regionale del Partito Socialista Siciliano, andata in onda su Radio Cammarata Cefalù (frequenze FM 87,50 e 92,30 sulla costa tirrenica tra le province di Messina e Palermo, in streaming sul sito Internet) durante la trasmissione “Il giornale di Cefalù” del 27 ottobre, dedicata al convegno regionale del PSS svoltosi la scorsa Domenica a Lascari (PA).

Convegno regionale del PSS a Lascari

Il Circolo Socialista madonita del Partito Socialista Siciliano ha ospitato nella mattina di Domenica 20 ottobre, presso gli spazi socio-culturali “Ospedaletto” a Lascari (PA) in via Salinelle 33, un convegno regionale dedicato all’identità socialista ed al valore dell’impegno civile e politico nella storia passata del movimento operaio e contadino. Il simposio ha avuto come tema “Essere socialisti. La storia di ieri e l’impegno di oggi per rivalutare la questione siciliana”. I lavori sono stati prevalentemente incentrati sul ricordo dell’impegno politico e civile di alcune figure storiche del Partito Socialista. Antonio Matasso, docente universitario e presidente della Fondazione socialista antimafia “Carmelo Battaglia” ha tenuto una relazione sul presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, primo socialista eletto al Quirinale. Altri due interventi, di Luciano Luciani, presidente dell’Istituto regionale siciliano “Fernando Santi”, e di Francesco Dolce, ex vice sindaco di Cefalù, hanno contribuito a fare luce rispettivamente sull’attualità del pensiero politico di Fernando Santi ed il ruolo di Pietro Nenni nella storia del Partito Socialista Italiano. Presente anche il dirigente sindacale Franco Gioia, componente del comitato promotore del PSS. Ha concluso i lavori del convegno Antonio Matasso, in rappresentanza del coordinamento regionale del Partito Socialista Siciliano (PSS). Alla fine dei lavori, i presenti hanno anche approvato un testo dal titolo “Per un partito regionalista e federale, per una classe dirigente nuova e dinamica. Documento dei socialisti siciliani del PSS allegato alla mozione della Sinistra Socialista per il congresso del PSI”. Ha moderato gli interventi ed il dibattito Caterina Provenza.

Nasce il Circolo Socialista madonita

Epifanio Li Puma, eroe socialista delle Madonie, assassinato da vile mano mafiosa.

Si sono incontrati, presso la sede dell’Istituto regionale siciliano “Fernando Santi” di Cefalù, un gruppo di cittadini, facenti capo all’area socialista ed al movimento progressista per l’autonomia regionale siciliana.
I compagni hanno dibattuto circa le finalità del nuovo partito socialista e sicilianista, impegnato a portare avanti i principi fondanti del socialismo riformista europeo – giustizia sociale, libertà, democrazia e solidarietà – nonché i contenuti dello Statuto siciliano di autonomia. I presenti si sono soffermati, inoltre, sulla necessità di dare una svolta alla attuale politica amministrativa regionale finalizzandola all’aumento dell’occupazione ed alla ripresa economica dell’isola attraverso progettualità i cui contenuti devono scaturire dalle presenze territoriali, culturali ed artistiche, dalle necessità infrastrutturali, dalle peculiarità imprenditoriali e del turismo, soprattutto sociale, e da quelle altre che rappresentano la tipicità siciliana (artigianato, agricoltura, ambiente).
Dopo vari interventi dei convenuti, gli astanti hanno costituito il Circolo madonita del PSS, dandosi appuntamento alla successiva riunione del comprensorio delle Madonie in cui verranno eletti gli organismi preposti alla attività.

Riccardo Lombardi al Tg di Onda TV

Servizio dell’emittente regionale Onda TV (canale 85 del digitale terrestre, in tutta la Sicilia) dedicato al convegno del Partito Socialista Siciliano svoltosi sabato 17 agosto a Galati Mamertino (ME) su “Riccardo Lombardi, il riformista rivoluzionario”, andato in onda nel telegiornale del 19 agosto, a cui anno partecipato Angelo Morello, il regista cinematografico Vittorio Sindoni ed Antonio Matasso.

Riccardo Lombardi ad AM Notizie

Servizio dell’emittente regionale Antenna del Mediterraneo (canale 14 del digitale terrestre in provincia di Messina, 71 in Sicilia centrale ed occidentale, 111 nella Sicilia sud-orientale) dedicato al convegno del Partito Socialista Siciliano svoltosi sabato 17 agosto a Galati Mamertino (ME) su “Riccardo Lombardi, il riformista rivoluzionario”, andato in onda nel telegiornale del 19 agosto, a cui anno partecipato Angelo Morello, il regista cinematografico Vittorio Sindoni ed Antonio Matasso.

Perché c’è bisogno di socialismo

Socialismo: il sole dell’avvenire.

Riceviamo e pubblichiamo una riflessione del compagno Gaetano Zingales, presidente del Circolo socialista “Monti Nebrodi” e componente del coordinamento regionale del Partito Socialista Siciliano.

Il governo di centro-sinistra degli anni novanta – pur nelle difficoltà delle convergenze politiche – riusciva a rispondere alle esigenze della nazione: il tasso di disoccupazione rientrava nei limiti della sopportabilità, i servizi sociali, pur annaspando, riuscivano a svolgere un ruolo che la gente, tra i necessari mugugni, accettava e sopporta, la lira era quotata bene, l’Italia era tra le prime sette nazioni a livello mondiale, le famiglie vivevano dignitosamente.
L’annientamento dei partiti, che avevano restituito all’Italia la dignità di nazione libera e democratica, consegnò la gestione politica ed economica nelle mani di un governo di centro destra, che, nel volgere di qualche lustro, stravolse il modo di vivere delle persone comuni. Le aziende cominciarono a licenziare lavoratori, ma non si tirarono indietro neanche quelle a capitale pubblico pur di sanare i loro bilanci, l’avvento dell’euro diede la mazzata finale alle tasche della gente, i “furbi” (esercenti, commercianti, artigiani) con grande noncuranza, chiesero un euro (quasi il doppio della lira) per un prodotto o un lavoro che prima costava mille lire. La crescente disoccupazione e l’impennata del costo della vita avviarono l’Italia verso la crisi economica e sociale, tuttora in “auge”. La finanza nazionale, al seguito di quella internazionale, ritenne “doveroso” di accentuare la politica di difesa “criminogena” dei propri interessi condizionando pesantemente il costo del denaro e la politica economica del Paese. Il freno ai rinnovi contrattuali di categoria ed il blocco delle pensioni all’aggancio annuale della dinamica della scala mobile colpirono il ruolo dei sindacati confederali, i quali si sono trovati impotenti nella rivendicazione dei sacrosanti diritti dei lavoratori e degli ex lavoratori in nome degli editti della classe politica al timone, che predicava il contenimento dei salari e delle pensioni in nome della grave crisi economica e del debito pubblico. Ma nulla ha fatto, quella stessa dirigenza politica, di fronte allo scandalo delle pensioni d’oro per manager e boiardi dello Stato. I fenomeni tangentizi, di corruzione, di comportamento amorale e di allegro stile di vita da parte di alcuni personaggi delle istituzioni, conobbero il loro fertile brodo di coltura superando il livello di quelli scoperchiati dal cosiddetto periodo di “mani pulite”.
Una simile congèriedi pesante realtà e di comportamenti anomali ha condotto gli italiani alla disaffezione verso i partiti politici. Ne è una chiara prova la bassa percentuale di elettori che si recano al voto. A cui occorre aggiungere il cosiddetto voto di protesta in favore di neo-formazioni e movimenti politici.
Oggi, l’Italia è ancora in piena crisi economica e politica nonostante i decenni trascorsi in tale stato di fatto. La disoccupazione giovanile, e non, ha toccato i più elevati parametri dal dopoguerra in poi, le famiglie monoreddito non riescono a mettere insieme pane con companatico sino alla fine del mese, la povertà è entrata in molte case di italiani che prima avevano la fortuna di permettersi un dignitoso tenore di vita, i servizi socio-sanitari e quelli dell’ambiente, che realizzano la qualità della vita di ogni comunità, sono entrati nell’occhio del ciclone di ogni cittadino.
La Sicilia è tra le regioni che più pesantemente ha subito le conseguenze di una cattiva gestione della “cosa pubblica”, la quale si è abbattuta soprattutto sui giovani in cerca di lavoro. Non stiamo qui a rammentare le notizie dolorose che giornalmente la cronaca locale ci fornisce, che sono lo specchio di una pesantissima situazione di disagio sociale.
C’è un “grido di dolore” che viene dal basso e che invoca giustizia sociale, che chiede di lavorare nella propria terra, la qualcosa agevolerebbe tra l’altro la possibilità di formarsi una famiglia in età ragionevole e, soprattutto, eviterebbe il dolore di dovere emigrare, fuori dai confini della nazione siciliana, divenendo un emarginato in una regione del nord, se non in terra straniera. Non ritengo una forzatura o un termine inappropriato nel definire la Sicilia una nazione sia per la sua millenaria storia, che tale l’ha tipizzata, sia perché dotata di uno Statuto, che, se interamente applicato e rispettato, potrebbe favorire una gestione autonoma delle proprie risorse e di quelle di provenienza statale ed europea. Ma così, purtroppo, non è.
Ritengo, quindi, una felice intuizione quella di ridar vita alla formazione del Partito Socialista Siciliano, che, nelle sue finalità, vuole sposare i valori del socialismo – quelli appunto della giustizia sociale, della solidarietà, del lavoro, dell’uguaglianza – a quegli altri insiti nei movimenti e partiti indipendentistici per la piena applicazione dello Statuto Siciliano. Fare cioè gli interessi dei siciliani magari scontrandosi con il potere centrale. Un compito arduo senz’altro che, a tratti, collide con il coinvolgimento di coloro che coltivano un proprio orticello sognando di gestire una qualche forma di potere. Ma occorre convincersi che è primaria un’azione comune in difesa del bistrattato popolo siciliano. Ogni orgoglio di bandiera deve incontrarsi con i valori del socialismo calati nella terra di Sicilia.
Il progetto del Partito Socialista Siciliano, che uscirà dal futuro Congresso Regionale, dovrà comprendere – a mio modesto parere – l’incontro con le forze autenticamente autonomistiche e con le varie anime locali, nelle loro multiformi declinazioni, che si richiamano all’ideologia socialista. Ritengo, pertanto, che sia opportuno, a tempo debito, promuovere una convention dei soggetti politici summenzionati, dalla quale possa uscire una volontà unitaria di lottare per la Sicilia ed i siciliani con l’adozione di una piattaforma programmatica da realizzare nel breve e medio tempo. Non vanno esclusi, però, il dialogo e la convergenza su temi specifici attinenti agli interessi dell’isola con quei partiti politici disponibili a recepire le istanze autonomistiche e delle rivendicazioni socio-economiche della neo formazione partitica siciliana.
Mi piace concludere questa nota riportando il passaggio contenuto in una recensione di Teresa d’Aniello al saggio, “Diversamente ricchi”, del giornalista economico Carlo Patrignani, riferito al pensiero di un grande socialista siciliano: Riccardo Lombardi. Il quale descriveva una società laica dal volto umano con al centro la persona, la vita e il suo benessere, »una società fondata sul rapporto interumano e non sulla dimensione economica, rispetto al sistema capitalistico volto alla produzione e consumo di beni a forte profitto. Un modello che mirasse alla produzione di beni durevoli e al lavoro per tutti, alla piena occupazione, costruendo un sistema produttivo diverso in cui il lavoro venisse ripartito equamente fra tutta la popolazione. Una nuova concezione di progresso e di crescita».
È quello di cui hanno necessità la Sicilia ed i siciliani.
Per tutto quanto sopra scritto, si sente l’esigenza, da più parti invocata, di tornare ai principi del Socialismo Internazionale, libertario, autenticamente democratico, riformista e che persegue l’eguaglianza nella società dei poveri, dei meno poveri e dei ricchi. Principi, a volte razzolati dal maggiore partito italiano della sinistra, il PD, ma non praticati!

GAETANO ZINGALES

Il PSS ricorda Riccardo Lombardi

Riccardo Lombardi, leader della sinistra socialista.

Si è svolto sabato 17 agosto presso la Sala consiliare “Salvatore Carnevale” di Galati Mamertino, in provincia di Messina il convegno regionale organizzato dal Partito Socialista Siciliano su Riccardo Lombardi, leader storico della sinistra socialista, già segretario del Partito d’Azione e ministro per il Psi. Sono intervenuti Antonio Matasso, docente universitario e presidente della Fondazione socialista antimafia “Carmelo Battaglia”. Durante i lavori sono stati presentati due saggi del giornalista Carlo Patrignani, dal titolo “Lombardi e il fenicottero” e “Diversamente ricchi”, dedicati al compianto esponente socialista, nato a Regalbuto, in provincia di Enna, il 16 agosto 1901. In apertura è stato proiettato anche un videomessaggio di Valdo Spini, presidente della Fondazione Circolo Rosselli, già vice segretario del Psi e ministro. Nel dibattito è intervenuto anche il regista cinematografico Vittorio Sindoni, il quale ha ricordato, su invito di Antonio Matasso e con accenni accorati, la sua frequentazione con Riccardo Lombardi, da lui conosciuto poco tempo dopo il suo trasferimento a Roma. Alla fine del convegno, lo stesso Matasso, dopo una dettagliata ricostruzione della prassi e del pensiero lombardiani, ha dato appuntamento ad ottobre per la consegna del premio intitolato al sindacalista socialista galatese Salvatore Carnevale, promosso dalla Fondazione socialista antimafia “Carmelo Battaglia”.

 

Tipologia di adesione